L’Ansia trova le sue radici nell’infanzia
L’ansia trova le sue radici nell’infanzia
A scuola i primi comportamenti a rischio
L’ansia, ossia lo stato che deriva dalla constatazione di non poter soddisfare le proprie esigenze, affonda le sue radici nell’infanzia. In quest’ottica l’ansia è vista come un tipo di auto-preoccupazione caratterizzata da dubbi e svalutazioni nei propri confronti. Ha inizio fin da bambini, non appena si comincia a prendere consapevolezza del mondo al di fuori della famiglia.
È la scuola il primo palcoscenico ufficiale da affrontare. È qui, infatti, che emergono i primi comportamenti inattesi, comportamenti che, il più delle volte, possono compromettere apprendimento e serenità individuali. Il bambino si trova immerso in situazioni in cui gli vengono imposte nuove regole che fino ad allora non aveva incontrato, deve iniziare a competere con i coetanei in quello che è ritenuto essere l’”inizio ufficiale della scalata verso il successo.”
Sono diversi i segnali che indicano quando un bambino vive il disagio scolastico in modo troppo forte, come sono diverse le espressioni con cui questo disagio si manifesta nella realtà. In linea di principio, insofferenza, intolleranza e iperattività provocherebbero comportamenti aggressivi, la timidezza causerebbe una scarsa interazione con i compagni e con l’insegnante, mentre la distrazione, invece, l’astensione emotiva dalla situazione “classe”.
Capita, allora, che il bambino risulta distratto, ossia non è in sintonia con ciò che sta accadendo in quel momento. Quello che in realtà sta accadendo nella sua mente è un sovrafollamento di pensieri concetti azioni che non gli danno la possibilità di concentrarsi su un argomento unico, quindi l’unica via di scampo è la fuga “distrazione”.
Un intervento dell’insegnante potrebbe risolvere la situazione indirizzando il bambino a “concentrarsi su una cosa alla volta”, anche se quasi mai l’intervento ha successo in questo senso, anzì, la maggior parte delle volte, il rimprovero non ha altro effetto che aumentare e stabilizzare la “confusione” e agevolare il sedimentarsi di emozioni di autosvalutazione. Tenendo conto che è già difficile per un adulto mantenere alto il grado di autostima in situazioni stressanti, per un bambino è impossibile. Bambini altamente ansiosi hanno la tendenza a rinchiudersi in se stessi durante lo stress valutativo (ansia da prestazione), anche se la direzione assunta dall’attenzione non è sempre costante.
Anche l’iperattività rappresenta un altro comportamento che può presentarsi nel bambino con disagio nella situazione scolastica. È già molto difficile per un bambino restare fermo seduto per molte ore al giorno e questo per tutti, ma alcuni bambini presentano una motricità più accentuata (ipercinesi meglio conosciuta come sindrome di pierino), in questi casi l’insegnante dovrebbe occupare questi bambini in compiti che richiedano il loro movimento. Altro segnale è rappresentato dalla timidezza, quando il bambino tende ad arrendersi alle prime difficoltà, ma anche intolleranza e insofferenza che nascondono un sentimento di impazienza.
Il bambino ansioso è preoccupato e le sue preoccupazioni possono includere timori molto sofisticati, quali quelli per il futuro dell’umanità, per la carenza di cibo nel mondo ecc., oppure molto più semplici, quali quelli per per l’insuccesso scolastico. Il bambino ansioso teme i pericoli, le minacce e soprattutto la propria incapacità ad affrontarle. L’autopreoccupazione tende a variare in funzione dell’intensità dello stress valutativo. Certamente perché questi segnali destino preoccupazione nel genitore, devono avere un intensità elevata, l’attimo di distrazione o di insofferenza è normale e sano, in quanto serve al bambino a differenziarsi e a formare il carattere, è l’intensità e il prolungamento delle situazioni che deve destare il sospetto nel genitore di un disagio importante.