giovedì, Aprile 25, 2024

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Ansia da Prestazione Autopreoccupazione Parte I

Ansia da Prestazione Autopreoccupazione Parte I

Per Ansia da prestazione, si vuole intendere qualsiasi tipo di esame che ci si trova ad affrontare nel corso dei diversi stadi della vita: dal momento in cui ci viene richiesto:
– Camminare presto, parlare, essere bravi a scuola, imparare le lingue, la matematica, essere il migliore, nello sport, il più brillante con gli amici, la mamma migliore, il compagno speciale, nel lavoro le competizioni, le prove ecc. ecc.ecc.
La concezione di ansia si rifà all’apprendimento sociale.
Essa mira a spiegare gli effetti prodotti dall’autopreoccupazione sull’attenzione che il soggetto rivolge verso gli indirizzi percettivi, sull’elaborazione delle informazioni e sul comportamento overt (manifesto)
L’ansia è vista dunque come un tipo di autopreoccupazione caratterizzata da dubbi e svalutazioni nei propri confronti, le autopreoccupazioni costituiscono il nucleo che rende possibile lo sviluppo del comportamento disadattivo.
La teoria cognitivista, che si fonda sull’apprendimento sociale, è finalizzata in modo particolare a spiegare i processi cognitivi e l’attività “covert” (nascosto) di soluzione dei problemi che si verificano prima, durante e dopo il comportamento manifesto.
Essi sono probabilmente il prodotto della storia individuale, svolgendo il ruolo di mediatori tra l’esperienza ed il comportamento.
Le persone altamente ansiose, hanno la tendenza a rinchiudersi in se stessi durante lo stress valutativo (ansia da prestazione), anche se la direzione assunta dall’attenzione non è sempre costante.
Pertanto l’equilibrio tra le preoccupazioni rivolte verso se stesso e la sensibilità verso gli indizi esterni, quali il comportamento del modello, tende a variare in funzione dell’intensità dello stress valutativo, delle caratteristiche del compito e delle dimensioni interpersonali della situazione nella quale la prestazione ha luogo. (prestazione di ogni genere, es. esami colloqui di lavoro sport abilità particolari ecc.).
Un fattore molto importante come abbiamo accennato sopra è quello delle preoccupazioni e autopreoccupazioni del soggetto; l’individuo preoccupato, infatti, è preso dai suoi pensieri.
Le preoccupazioni possono includere timori molto sofisticati, quali quelli per il futuro dell’umanità, per la carenza di cibo nel mondo ecc., oppure molto banali quali quelli per serpenti o per l’insuccesso scolastico.
Oltre ai timori vi è anche la collera contro ingiurie ed insulti percepiti come tali, nelle autopreoccupazioni, l’individuo pensa solo a se stesso; perciò queste possono interferire nel processo di elaborazione delle informazioni in tre diversi punti:
• attenzione prestata agli indizi percettivi;
• codificazione e trasformazione di questi dati;
• scelta delle risposte “overt”.
Le preoccupazioni cognitive della persona in collera possono interferire con una realistica percezione degli indizi ambientali, con la loro interpretazione e con la possibilità di assumere decisioni nei loro confronti.
Analogamente, la persona presa dalle sue fantasie private può trovarsi impedita nel far funzionare correttamente il processo relativo all’elaborazione delle informazioni in ognuna di queste tre fasi.
Le autopreoccupazioni ansiose poi consistono in una percezione più accentuata dei propri difetti e delle proprie lacune.
La persona ansiosa teme i pericoli, le minacce e soprattutto la propria incapacità ad affrontarle.
La componente delle autopreoccupazioni dipende dalle abilità che una persona possiede nell’affrontare i pericoli e le minacce.
Coloro che presentano un livello elevato di ansia tendono a prevedere minacce e pericoli e ad essere per questo fortemente preoccupati.
Come abbiamo visto quindi l’autopreoccupazione – ansia da prestazione, influenza l’elaborazione dei dat